La Suprema Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su cosa si rischia a fare telefonate private dal proprio ufficio. Secondo i giudici si può anche perdere il posto di lavoro. Le telefonate private effettuate dall’ufficio, infatti, possono ledere il rapporto di fiducia con l’azienda se vengono fatte da chi svolge un’attività che richiede particolare attenzione.
Tale spiegazione arriva dalla sezione lavoro della Corte Suprema di Cassazione che ha confermato la legittimità di un licenziamento comminato ad un addetto alla sorveglianza che lavorava all’ingresso di un presidio ospedaliero. Nell’arco di tre giornate aveva fatto diverse telefonate private ciascuna della durata di circa un’ora. Dopo l’accaduto l’istituto di vigilanza che aveva in appalto i servizi, intimava il licenziamento al sorvegliante dopo aver appreso l’esito dei controlli effettuati dallo stesso ospedale. Il caso finiva in cassazione dove il lavoratore, che tra le altre cose aveva sostenuto che nel caso di specie era stata lesa la sua privacy con dei controlli a distanza. La Corte ha respinto il ricorso facendo notare che “è stato conferito giusto risalto al tipo di attività svolta dall’addetto alla sorveglianza all’ingresso del presidio ospedaliero, che richiede particolare attenzione per evitare il rischio di intrusioni di soggetti non autorizzati, eventualmente pericolosi, in un ambiente quale quello ospedaliero, evidenziandosi anche il pregiudizio rispetto alla perdita di future commesse da parte della società che aveva in appalto il servizio”.
La Corte Suprema di Cassazione ha spiegato, inoltre, che poco importa se “analoga inadempienza, commessa da altro dipendente, sia stata diversamente valutata dal datore di lavoro”. Tutto dipende dal tipo di mansione che viene svolta nel posto di lavoro.
Possono bastare tre telefonate private dall’ufficio per rischiare il licenziamento
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